LA MORTE FELICE (A. CAMUS)

E quasi sempre ci logoriamo la vita a guadagnare denaro, mentre bisognerebbe, col denaro, guadagnarsi il tempo.

[…] “So bene che la maggior parte degli uomini ricchi non hanno minimamente il senso della felicità. Ma non è questo il problema. Avere denaro significa avere tempo. Non si esce di lì. Il tempo si compra. Tutto si compra. Essere o diventare ricchi significa avere tempo per essere felici, se si è degni di esserlo”.

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6 Risposte

  1. Mah, dopo 3000 anni e’ sempre la stessa dicotomia tra:
    Approccio ascetico (l’infelicita’ deriva dai desideri insoddisfatti – eliminare i desideri materiali porta il nirvana)
    Approccio edonistico (l’infelicita’ deriva dalla separazione dai sensi, vivendo l’attimo e la vita in maniera “sensuale” si “aderisce” allo stato di natura e si e’ sempre felici).

    Uno puo’ dire che un ricco non potra’ mai essere felice da un punto di vista ascetico perche’ piu’ si preoccupa delle cose “materiali” piu’ accumula desideri frustrati e quindi infelicita’. All’opposto un povero che vive semplicemente il “carpe diem” teoricamente e’ felice.

  2. beh.. bruce lee diceva di essere diventato ricco, perdendo qualcosa ogni giorno (o qualcosa del genere).
    Sincretismo tra capitalismo made in USA e millenaria saggezza cinese?
    Io oggi ho poco tempo, pochi soldi e poca felicità.
    Devo fare qualcosa, oppure non devo fare assolutamente nulla?

  3. L’idea base del romanzo è semplice: per essere felici bisogna estraniarsi da tutto e tutti. La felicità sta nell’essere vivi e nella natura che ci circonda. Poi il romanzo in verità non è un granchè, la seconda parte è molto noiosa. Ma il tema è molto bello e anticipa quel capolovaro che è “Lo straniero”. Il più felice al mondo forse è colui che non fa nulla (quindi ha tempo) ma è molto ricco (quindi non si preoccupa), ma non riesco a immaginarmi queste due condizioni addosso ad una persona in carne e ossa.

  4. Bill gates!!! lui non fa nulla ed è molto ricco.
    Anche vittorio emanuele!!

    dico che la felicità non sta nell’essere ricchi per avere il tempo di essere felici. Felicità è lavorare per il conseguimento di un obiettivo. la felicità è uno stato utopico, uno stadio al quale tendere, più ti muovi velocemente verso di essa, più la raggiungi. ma se ti fermii e non fai nulla non ci arrivi a prenderla, anche se sei ricco e la persegui.

  5. Non conosco il libro ma quello che descrive Nick altro non e’ che il dettato di epicuro, torno a dire, roba di 2000 anni fa.

    Per quanto mi riguarda io credo che per essere felici bisogni essere pazzi o stupidi. La consapevolezza porta necessariamente a porsi delle delle domande che non trovano risposta.

    Per rispondere a B, e’ molto pertinente quello che hai suggerito e cioe’ il fatto che viviamo in un’epoca che spinge verso l’edonismo ma siccome nessuno di noi e’ un nobile greco e non facciamo filosofia vivendo di rendita, l’edonismo lo dobbiamo pagare e sporcarci le mani col lavoro e il mercanteggio.

    Nella cultura mediterranea classica il lavoro e’ “travaglio” e non nobilita l’uomo anzi lo svilisce. E questo direi che risponde anche a Uazza. Rincorrere la felicita’ e’ esattamente la massima perversione per chi sceglie l’approccio ascetico, come i buddisti. Al contrario la raggiungi quando smetti di rincorrerla perche’ rinunci ai desideri materiali che sono un inganno.

    In piu’ direi che siamo condizionati fin da piccoli a rispondere agli impulsi del marketing per cui nella percezione di molti per essere felici bisogna avere in tasca un Ipod e quindi “spendere” il proprio tempo per poterlo acquistare. E’ una spirale consumistica per cui non esiste in realta’ una vera filosofia.
    Nel mondo antico non esisteva. C’era solo la divisione tra chi viveva di stenti e di fatiche e pochi che poteva scegliere come spendere l’ozio se concentrandosi sulla sfera spirituale o su quella sensoriale…

  6. La felicità se trova dentro di se; e per trovarci bisogna guardare la natura!

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